La mostra Il Manierismo a Crema. Un ciclo di affreschi di Aurelio Buso restituito alla città, realizzata dal Museo Civico di Crema e del Cremasco nelle sale della pinacoteca della stessa istituzione, presenta al pubblico ventisette dipinti murali, rara testimonianza superstite dell’opera del cremasco Aurelio Buso de Capradossi (Crema, 1505 circa – post 1582). Gli affreschi, databili tra il 1560 e il 1580 circa, raffigurano scene mitologiche. In origine decoravano il piano nobile di Palazzo Alfieri, edificio ancora esistente in via Mazzini 16 a Crema. Nel 1933 le pitture furono strappate e acquistate da Paolo Stramezzi che le collocò nella villa suburbana detta la Perletta, nel quartiere di San Bartolomeo ai Morti sempre a Crema. Nel 1963 il collezionista donò cinque lacerti al Museo Civico di Crema e del Cremasco da poco istituito. Nel 2018 il Comune di Crema ha potuto acquisire dalla stessa collezione altri ventidue dipinti in modo da riunire il ciclo. Le opere, molto ammalorate per lo strappo non perfettamente riuscito e per le condizioni di conservazione, sono state sottoposte a un primo intervento di restauro che ne ha garantito la conservazione e migliorato la leggibilità. Il frutto di questo lavoro viene ora condiviso con la cittadinanza attraverso questa mostra realizzata in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova il Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova.
Aurelio Buso de Capradossi (Crema, 1505 circa – post 1582) ebbe grande importanza in vita, ma della sua opera sopravvivono solo pochissime testimonianze. Allievo di Polidoro da Caravaggio a Roma negli anni Venti del Cinquecento, attivo a Mantova nel cantiere di palazzo Te nel 1531 insieme a Giulio Romano, diffuse il nuovo linguaggio manierista elaborato nella Roma di Raffaello nel nord Italia lavorando a Genova e Milano oltre che nel Cremasco. Purtroppo le sue opere più importanti, all’esterno del Palazzo della Meridiana a Genova e in Palazzo Marino a Milano, sono molto degradate per l’usura degli agenti atmosferici o completamente distrutte per i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Rimangono dunque pochi esempi della sua pittura, fra cui solo i dipinti nell’abside del santuario della Pallavicina a Izano e sulla controfacciata della Cattedrale di Crema sono visibili al pubblico, mentre i dipinti in Palazzo Zurla – De Poli a Crema, nella torre Vimercati Sanseverino di Azzano (frazione di Torlino Vimercati) e nella villa Vimercati Sanseverino – Albergoni di Moscazzano non sono accessibili, sebbene questi ultimi s’intravvedano in alcune scene del film premio Oscar Call me by your name di Luca Guadagnino girato nella dimora.