Giovani donne che, nell’era della globalizzazione, hanno trovato un lavoro – anche creativo – all’estero e allettante che qui si sono inventate una professione, ricorrendo pure alle tecnologie digitali. Donne che si sono affermate sia nell’imprenditoria che nella ricerca e altre, più numerose, che sopravvivono con lavori precari e, addirittura in nero.
La prima indagine sul lavoro femminile nel nostro territorio ha sondato gli ambiti più differenti, dall’arte a quel lavoro invisibile ma ricco di opportunità rappresentato oggi dalla casalinghitudine, dalle care giver alle donne con disabilità inserite nel mondo del lavoro, fino alle carenze degli asili-nido.
Ha, inoltre, allargato gli orizzonti alle svariate centinaia di donne straniere, alcune delle quali con storie dolorose alle spalle, che da anni offrono le loro prestazioni al nostro territorio in qualità di colf, badanti, baby-sitter, lavapiatti e operaie.
Un’inchiesta a 360 gradi che ha fatto ricorso allo strumento del questionario (che è stato distribuito a oltre 3.000 donne occupate nei settori più diversi), ha raccolto moltissime testimonianze.
Non è mancato neppure uno sguardo – proprio per avere un’idea dei profondi cambiamenti a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni – al lavoro femminile negli anni Cinquanta e Sessanta e alle sofferenze vissute da una nostra emigrata di quel tempo.