Maddalena. Il mistero e l’immagine, catalogo della mostra (Forlì, 27 marzo – 10 luglio 2022), a cura di C. Acidini, G. Brunelli, F. Mazzocca, P. Refice, Silvana, Cinisello Balsamo 2022.
Con Maria Maddalena l’arte si è confrontata trovando occasioni interpretative per ridefinire volta a volta sé stessa e rappresentare il sentimento del proprio tempo. Tra i grandi maestri sedotti dalla figura della Maddalena sono presenti in mostra Masaccio, Crivelli, Van der Weiden, Signorelli, Bellini, Perugino, Barocci, Savoldo, Mazzoni, Tiziano, Veronese, Tintoretto, Guercino, Vouet, Reni, Lanfranco, Mengs, Canova, Hayez, Delacroix, Böcklin, Previati, Chagall, De Chirico, Guttuso, Melotti, Sutherland, Bill Viola.
L’itinerario di mostra si snoda attraverso 12 sezioni che raccontano il confronto con l’estetica del dolore nell’arte antica, la formazione dei modelli iconografici nel Medioevo, la svolta antropologica da Giotto al tardogotico, la prospettiva umanistica compresa tra penitenza, agiografia e ritratto, la tensione formale del Cinquecento e la sensualità del Seicento, la ripresa neoclassica, l’Ottocento religioso e le inquietudini simboliste fino al Novecento, che ha ridato alla figura della Maddalena, oltre e attraverso i miti tragici che ha generato e nei quali ha funestamente creduto, il senso del mistero del vivere umano.
Ideata e realizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì in collaborazione con il Comune di Forlì e i Musei San Domenico, la mostra è curata da Cristina Acidini, Fernando Mazzocca e Paola Refice. Il prestigioso comitato scientifico è presieduto da Antonio Paolucci. Direttore generale è Gianfranco Brunelli. Il percorso espositivo, curato nel suo allestimento dagli studi Wilmotte et Associés di Parigi e Lucchi & Biserni di Forlì, si articolerà all’interno della Chiesa di San Giacomo e delle grandi sale che costituirono la biblioteca del Convento di San Domenico.
Alla mostra è esposto anche il dipinto di Pompeo Batoni, Deposizione nel sepolcro, abitualmente conservato nella chiesa della Santissima Trinità a Crema (Alessandro Malinverni, scheda 1.19, p. 426).