Valerio Ferrari, Pellegrini, greggi e traditori lungo l’antica Via Regina, (Tessere di geostoria cremasca e dintorni, 3), Edizioni Fantigrafica, Cremona 2023.
Pietro Terni (Crema, 1476-1557), il primo storico a occuparsi di Crema, descrisse il territorio compreso tra Adda, Serio e Oglio in epoca antica come occupato da paludi generate dalle acque delle risorgive e degli stessi fiumi che non avevano un alveo stabile. Di conseguenza il territorio cremasco, fino all’epoca medievale, sarebbe stato scarsamente abitato e non attraversato da vie di comunicazione. In realtà lo storiografo proiettò su tutto il Cremasco una descrizione che valeva solo per la ben più piccola palude del Moso presso cui, attorno all’anno 1000, sorse l’abitato di Crema. Quest’idea, però, fu accolta da tutta la storiografia successiva e ancora oggi è molto diffusa. A partire dagli anni sessanta del Novecento i ritrovamenti archeologici, lo studio dei toponimi e soprattutto il riconoscimento delle tracce della centuriazione romana hanno permesso di ricostruire una realtà ben diversa. Gli studi pionieristici di Pierluigi Tozzi, seguiti da molti altri, hanno dimostrato che questa zona era attraversata da importanti strade romane: La Brixia – Laus Pompeia – Ticinum (Brescia – Lodi Vecchio – Pavia); la diramazione di questa strada che si originava a Ombriano, proseguiva verso Palazzo Pignano, raggiungeva Pandino, puntava verso l’Adda e, attraversato il fiume, si dirigeva verso Melegnano dove intersecava la Laus Pompeia – Mediolanum (Lodi Vecchio – Milano); la Placentia–Bergamum; un’altra strada sud-nord, probabile diramazione della precedente, la strata Vaprii per quam itur Vaylatem (la strada di Vaprio per cui si va a Vailate); la Cremona-Mediolanum (Cremona-Milano). Al tratto di quest’ultima strada, compreso tra Serio Morto e Adda, è dedicato il terzo volume della collana Tessere di geostoria cremasca e dintorni, pubblicata dal Museo della Civiltà Contadina di Offanengo.
Valerio Ferrari studioso e profondo conoscitore della realtà geografica, ambientale e antropica del territorio e della sua stratificazione storica, ha prodotto su tali argomenti numerosi studi monografici e pubblicazioni di carattere interdisciplinare. Direttore responsabile, dal 1996, della rivista scientifica a diffusione internazionale “Pianura, scienze e storia dell’ambiente padano”, ha diretto anche il periodico di storia locale “Leo de supra Serio”. Ha ideato, realizzato e gestito sin dal 1987 il ‘Bosco didattico’ della Provincia di Cremona nonché progettato e allestito l’annesso ‘Museo del paesaggio padano’. È fondatore e responsabile della collana Atlante toponomastico della provincia di Cremona che si pubblica dal 1994, ideatore e realizzatore del ‘Centro di Documentazione ambientale della Provincia di Cremona’, ora ricco di oltre 13.000 volumi, e del progetto Il territorio come Ecomuseo. Per la collana Tessere di geostoria cremasca e dintorni ha pubblicato Il Marzale, il fiume Serio e le vicende di un tratto territoriale antico e ricco di storia (2022) e Il “Mare Gerundo” tra mitografia letteraria e realtà geografica (2022). È presidente del Museo della Civiltà Contadina di Offanengo e membro del comitato scientifico della Società Storica Cremasca e della rivista “Insula Fulcheria”.